In guerra con il passato by Paolo Mieli

In guerra con il passato by Paolo Mieli

autore:Paolo Mieli [Mieli, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, General, Essays
ISBN: 9788858686195
Google: vmQnDQAAQBAJ
editore: Rizzoli
pubblicato: 2016-10-06T03:57:52+00:00


Isocrate e i «venduti a Filippo»

Isocrate nacque ad Atene (436 a.C.) nell’epoca d’oro della città, il V secolo della democrazia, di Pericle, della costruzione del Partenone. Aveva cinque anni Isocrate quando, con l’invasione spartana dell’Attica (431 a.C.), iniziò la Guerra del Peloponneso; ne aveva trentadue nel momento in cui la città fu sconfitta (404 a.C.) e fu instaurato il cosiddetto governo dei Trenta Tiranni. Visse, Isocrate, novantotto anni, fino al 338 a.C., allorché la sconfitta di Atene nella battaglia di Cheronea segnò la definitiva affermazione della dinastia macedone: dapprima Filippo II e, dopo il suo assassinio (336 a.C.), Alessandro Magno, quell’Alessandro che diede alla Grecia il più grande impero che si sia visto nel mondo antico. È quasi incredibile che un uomo sia vissuto per un periodo così esteso, lungo l’intero arco di quella che i manuali di storia liquidano più o meno sbrigativamente come la «transizione» dall’età di Pericle a quella di Alessandro. Quando aveva cinquant’anni, Isocrate, che pure non occupò mai una posizione ufficiale, aprì ad Atene una scuola con cui influenzò il pensiero di un’intera generazione di uomini politici di primo piano. Ai quali indirizzò dei piccoli trattati che furono presi in grande considerazione. I primi di questi «opuscoli» riproponevano i modelli dell’Atene del V secolo. L’ultimo, una lettera aperta indirizzata a Filippo il Macedone scritta poco tempo prima di morire, auspicava che fosse quel re a realizzare le idee che Isocrate aveva «da giovane». Idee che, a suo avviso, in parte vedeva come già realizzate. E con questo, scrive Michael Scott in Dalla democrazia ai re, venivano a congiungersi, lungo l’arco della vita di Isocrate, «i due estremi della politica, la democrazia e la monarchia assoluta, le società e i mondi diametralmente opposti definiti da quei due estremi». Ma furono davvero due estremi?

È su questo che si interroga Michael Scott. Gli studiosi del mondo antico «hanno rivolto con entusiasmo l’attenzione alla democrazia ateniese per poi saltare a piè pari ad Alessandro Magno, senza comprendere in qual modo si sia verificato il passaggio da una situazione all’altra». Anche quando «hanno preso in considerazione il periodo intermedio, lo hanno spesso bollato come una lunga stagione di decadenza e di declino, seguita ai giorni di gloria del secolo precedente». Ma, se la si studia a fondo, la storia del declino e della decadenza non sta in piedi. E questo ci induce a ritenere «che capire questo drammatico periodo di transizione potrebbe essere essenziale per una migliore comprensione del mondo antico nel suo complesso». Solo del mondo antico? No. Anche di quello attuale. Secondo l’autore «ci troviamo oggi nel momento più adatto per portare all’attenzione universale questo periodo di turbolenta transizione». È una storia «di trasformazioni mondiali, di disordini politici ed economici (anche nell’antica Grecia vi fu un momento in cui furono sospesi i prestiti), di democrazie schiacciate e risorte, di antiche e nuove democrazie sull’orlo di ambizioni imperialiste, di imperi vacillanti e di Stati arretrati che balzano alla ribalta e diventano d’un tratto le più forti potenze del mondo antico».



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